
L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di mortalità da Covid: è la conclusione di uno studio dei ricercatori
dell’Università di Bari “Aldo Moro”, e pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Science and Pollution Research”.
Lo studio aiuta a chiarire i complessi meccanismi che determinano il rischio di morte in pazienti colpiti da Covid-19.
La ricerca è stata compiuta su 147 pazienti nel periodo antecedente la campagna vaccinale e dimostra per la prima volta in maniera diretta che, indipendentemente dai già noti fattori di rischio per mortalità da Covid (età avanzata e patologie croniche), i pazienti ospedalizzati per Covid hanno un rischio di evoluzione clinica più sfavorevole condizionato dalla precedente e recente esposizione a biossido di azoto (NO2).
Tale inquinante atmosferico è estremamente diffuso e in ambito urbano è prevalentemente prodotto dal traffico veicolare.
La ricerca dimostra che l’inquinamento atmosferico al quale si è esposti prima di contrarre l’infezione virale da Sars-Cov-2 ha un ruolo di rilievo nel produrre alterazioni immunitarie che possono favorire l’infezione virale e condizionare il rischio di morte in pazienti successivamente ospedalizzati, soprattutto se fragili.
Questa pubblicazione conferma direttamente sui pazienti quello che in precedenza numerosi studi di tipo ecologico avevano indirettamente suggerito, cioè che la qualità dell’ambiente urbano è in grado di influenzare la malattia da Covid-19 e che misure di prevenzione primaria potrebbero significativamente ridurre la gravità dell’infezione, soprattutto in soggetti a rischio.
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